Il secondo episodio della serie di video-interviste ideate da Callmewine sul vino e l’alta ristorazione
Milano, 14 novembre 2024
“Storie di Vite” continua il suo percorso, portandoci tra le esperienze e le emozioni di chef, sommelier e protagonisti dei ristoranti stellati, che raccontano il loro legame profondo con il mondo del vino. Il secondo ospite è Arian Nuhi, cellar master del ristorante Borgo Santo Pietro Saporium di Chiusdino, Siena, insignito di una stella Michelin, pronto a svelarci il suo viaggio tra passione, ricordi e calici d’autore.
“Storie di Vite è una rubrica nata per svelare le mille sfaccettature del mondo del vino, attraverso dialoghi appassionati con sommelier e professionisti del settore. Non solo interviste, ma conversazioni informali che rivelano curiosità e scorci inediti sulla vita di ogni giorno, esplorando anche le diverse filosofie dietro la creazione di una carta dei vini.
Il secondo episodio della serie vede aprir le porte di Borgo Santo Pietro, da Saporium, ristorante stellato dove Arian Nuhi, cellar master della storica villa del 1200, si racconta una chiacchierata intima e sincera. Ne nasce un viaggio magico, sospeso tra calici e storie, in cui il vino si fa portavoce di passione, esperienza e professionalità.
Di origini albanesi e arrivato in Italia nel 2009, Arian è profondamente affascinato da due aspetti che rendono questo paese unico: la sua ricca diversità territoriale, mosaico di racconti e tradizioni, e il vino, che per lui è una passione che narra dell’essenza stessa dell’Italia, tra radici profonde e momenti di condivisione.
La sua vocazione enologica ha trovato terreno fertile al ristorante Il Falconiere, azienda agricola e ristorante di Cortona, dove Arian ha scoperto la magia che può scaturire da una bottiglia. “Quando il titolare spiegava il suo vino, fatto da lui, mi partiva un’emozione, una specie di scintilla,” ricorda Arian, svelando un sentimento che arriva da lontano, dall’Albania, e che ha trovato un’ulteriore conferma in Cile, dove ha vissuto il rito della vendemmia per la prima volta. Lì ha potuto toccare l’uva, sentirne le sfumature e scoprire la complessità dei vitigni internazionali, soprattutto quelli a taglio bordolese, corpose e strutturate espressioni che hanno delineato un percorso ormai chiaro.
Nel racconto, Saporium si rivela in tutta la sua complessità e bellezza. Il dehor, immerso nella campagna toscana, si affaccia sulla Valle Serena, un panorama che richiama quotidianamente le radici del territorio, dove si coltivano vitigni di Sangiovese, simbolo della regione e base dei rosé di produzione propria. La cantina di Saporium, custode di 1300 etichette selezionate, costituisce il cuore del ristorante; la collezione viene rinnovata circa tre volte l’anno per seguire la stagionalità e i gusti emergenti. Tra queste, un’etichetta preziosa spicca per il suo significato: ‘Per l’amore mio’, un Pinot Noir in purezza, prodotto in edizione limitata, con solo 33 bottiglie rimaste delle 400 originarie. Questo vino, dedicato dal proprietario alla moglie, incarna l’anima stessa del Borgo.
Quando Chiara gli chiede quali siano le difficoltà nel creare una carta vini, Arian risponde con semplicità: “io faccio il lavoro che amo quindi di difficoltà non ce ne sono, semplicemente serve tanta dedizione e tanto impegno, cercando di mettere quello che mi piace, ma ovviamente seguendo le linee guida di quello che il mercato cerca”.
Il viaggio prosegue nel cuore del ristorante, che si affaccia sulla valle verdeggiante e ospita il vero epicentro delle tendenze del mondo beverage. Arian osserva come oggi ci sia un interesse crescente per le bollicine da vitigni autoctoni, una tendenza che vede sempre più regioni italiane esplorare le potenzialità di varietà come il Verdicchio e il Catarratto, per esempio.
La chiacchierata si conclude nella suggestiva “sala della musica” di Saporium, dove l’eleganza senza tempo di un pianoforte e le tappezzerie d’epoca creano un’atmosfera intima e ispirata. È qui che Arian riassume il suo percorso con tre parole: “emozionante, divertente e complesso”, tre aggettivi che, come il vino stesso, condensano passione, dedizione e sfida. A chi sogna di intraprendere la carriera da sommelier, Arian offre tre consigli essenziali: “impegno, umiltà e ascolto.” Un suggerimento che parla di autenticità e amore per il mestiere, e che racchiude un invito ad abbracciare ogni calice con rispetto e profondità, come si farebbe con una grande storia che aspetta solo di essere raccontata.
L’intero episodio di “Storie di Vite” con Arian Nuhi è disponibile su Youtube a questo link.