La storia del vino è millenaria, ricca e complessa, intessuta di tradizioni che si evolvono nel tempo come i metodi di produzione e le dinamiche di mercato. Tuttavia, alcuni eventi hanno il potere di rivoluzionare la nostra percezione in un solo momento. Uno in particolare ha catturato l’immaginazione di molti, ispirando libri e persino un film di Hollywood (Bottle Shock, 2008). Stiamo parlando della scoperta dei grandi vini statunitensi e dell’ascesa del vino del Nuovo Mondo. È la storia del ‘Judgement of Paris’, il Giudizio di Parigi.
Steven Spurrier e le origini del Giudizio di Parigi
È il 1976, nel cuore della ‘Ville Lumière’. Seduti alla lunga tavolata, tutti dallo stesso lato, ci sono tanti grandi esponenti dell’industria vitivinicola francese. Gli invitati erano lì con uno scopo, ovvero rispondere a una domanda: qual è il livello dei vini della California?
L’evento, voluto e organizzato dall’esperto di vino britannico Steven Spurrier, era stato concepito inizialmente come un amichevole confronto tra vini francesi e americani. Tuttavia, si sarebbe presto trasformato in un momento storico destinato a scuotere le fondamenta del mondo enologico.
Ma come arrivò Spurrier a organizzare un evento così rivoluzionario? Il suo viaggio negli Stati Uniti fu un’avventura. Negli anni ’70, Spurrier era già un rispettato commerciante di vini a Parigi, ma la sua insaziabile curiosità per le novità del mondo vinicolo lo spinse oltre i confini europei.
Intrigato dalle voci sempre più insistenti riguardanti la grandezza dei vini californiani, Spurrier decise di esplorare personalmente queste affermazioni. Nel suo viaggio attraverso la California, visitò numerosi vigneti e cantine, rimanendo profondamente colpito dalla passione e dall’innovazione dei viticoltori americani.
Durante le sue degustazioni, Spurrier si trovò di fronte a vini che sfidavano le sue aspettative: la qualità e la complessità dei rossi e dei bianchi della Napa Valley era così sorprendente da da spingere il critico, negli anni a venire, a diventare un promotore e sostenitore delle nuove realtà del vino. Il primo passo? La degustazione a Parigi!
La preparazione del Giudizio di Parigi
Il giorno, 24 maggio 1976. La location: l’InterContinental Hotel. I protagonisti? Alcuni dei più grandi nomi dell’enologia francese e non:
- Aubert de Villaine, direttore del leggendario Domaine de la Romanée-Conti;
- Jean-Claude Vrinat, proprietario del ristorante Taillevent;
- Odette Kahn, editrice de La Revue du vin de France, la più rinomata guida enologica di Francia.
La degustazione si svolse alla cieca e ciascun giudice valutò ciascun vino, assegnando un punteggio da uno a venti. Il giornalista George Taber, giornalista statunitense e unico reporter presente all’evento, aveva a disposizione una lista completa dell’ordine di servizio, era dunque a conoscenza quindi di quale vino fosse oggetto della valutazione in ciascun momento. Rimase scosso dal sentire commenti come: “terribile, sicuramente un vino americano!”, quando invece si stavano assaggiando vini francesi, e poi altre esclamazioni come: “finalmente si torna in Francia, che finezza!” mentre si stava assaggiando un vino di Napa. Al contrario di tutti gli astanti, quindi, fu il solo a non sorprendersi all’annuncio del risultato finale:
- Primo classificato tra i vini rossi: Cabernet Sauvignon 1973 di Stag’s Leap Wine Cellars;
- Primo classificato tra i vini bianchi, Chardonnay 1973 di Chateau Montelena.
Entrambi vini della California! Questo evento dimostrò al mondo intero che l’America aveva qualcosa da dire nel mondo del vino, oltre a dare una batosta non indifferente all’orgoglio dei francesi.
L’impatto del Giudizio di Parigi
L’impatto del Giudizio di Parigi fu immediato e profondo. La notizia si diffuse rapidamente, scuotendo il mondo del vino fino alle sue fondamenta. Le reazioni furono diverse e contrastanti: molti esperti francesi faticarono ad accettare i risultati, alcuni arrivarono persino a mettere in dubbio la validità della degustazione.: La notizia fu ovviamente accolta con giubilo dai produttori californiani, che videro finalmente riconosciuto il loro lavoro decennale. I mercati internazionali iniziarono, curiosi, a muoversi e i vini americani partecipanti andarono a ruba.
Dovette passare qualche anno però per superare la sorpresa ma presto l’evento non venne più considerato come una anomalia, ma una realtà. L’evento ebbe numerosi effetti oltre a quello di portare riconoscimento globale ai vini californiani.
I francesi, colpiti nell’orgoglio, iniziarono a rivalutare il proprio operato. I produttori si dedicarono alla sperimentazione con nuove tecniche e approcci mirate ad alzare la qualità del vino francese e raggiungere nuove vette. Il successo dei vini californiani, inoltre, venne anche visto come la vittoria di un vino più democratico, la riconquista di un posto a tavola da parte di vino sì eccellente ma anche più accessibile e meno elitario, proveniente da luoghi insospettabili. Nasceva di fatto il Nuovo Mondo, con paesi come Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica che iniziarono a far crescere la propria industria. Con l’opportunità di emergere sulla scena internazionale, iniziò un vero e proprio movimento globale fatto di piccoli paesi viticoli ma con grandi sogni.
Un nuovo orizzonte
Il ‘Judgment of Paris’ del 1976 rimane un momento cardine nella storia del vino. Dimostrò che la qualità non conosce confini geografici e che l’innovazione e la passione possono superare anche le tradizioni più radicate. Questo evento non solo cambiò la percezione dei vini del Nuovo Mondo, ma ridefinì anche il concetto stesso di eccellenza nel vino. Il viaggio negli Stati Uniti di Steven Spurrier divenne una testimonianza del potere della curiosità e dell’apertura mentale nel trasformare idee audaci in realtà rivoluzionarie.
Oggi, quasi cinquant’anni dopo, il mondo del vino è più diversificato e dinamico che mai. Le Regioni vinicole emergenti continuano a sfidare le aspettative, mentre i produttori tradizionali si reinventano. Il Giudizio di Parigi ci ricorda che l’eccellenza si raggiunge sfidando lo status quo, e concedendosi alla passione per la continua ricerca della qualità.
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