Un vitigno autoctono è una varietà di vite originaria e tipica di una specifica regione. Il significato di vitigno autoctono è da ricondurre al termine greco autòs (stesso) e chtòn (terra o suolo), sottolineando il forte legame dell’uva con il suo territorio di origine. In altre parole, il vitigno autoctono è figlio della propria terra, dove ha piantato le sue radici e riesce ad esprimersi ai massimi livelli grazie alle caratteristiche uniche del clima, suolo e cultura di una circoscritta zona.
Per esempio, immagina il mondo del vino come un ampio giardino. Alcune piante si adattano ad ogni ambiente si possono trovare ovunque, i cosiddetti vitigni internazionali, mentre altre si trovano solamente in alcuni angoli e crescono in determinate condizioni climatiche che ne favoriscono la crescita. Ecco, i vitigni autoctoni sono un po’ come queste ultime: nascono e crescono solo nella loro zona e si adattano meravigliosamente al loro ambiente, sviluppando caratteristiche uniche che non si trovano altrove.
La prossima volta che assaggi un vino autoctono, ricorda che stai bevendo un tesoro unico che porta con sé l’anima del suo territorio.
Cos’è un vitigno autoctono?
Il termine autoctono, riservato al vitigno, identifica un’uva nata e diffusa in uno specifico luogo geografico, adattandosi al territorio che l’ha ospitata. Per essere autoctona, deve risiedere nello stesso ambiente per diversi anni e dar vita a vini territoriali, che ancora oggi a molti suonano sconosciuti. Ci sono diversi motivi per cui questi vitigni autoctoni sono così speciali:
- Autenticità: sono strettamente legati alla loro regione d’origine, quindi, quando assapori un vino nato da un vitigno autoctono, stai provando l’essenza di quella terra.
- Vocazione: un territorio vocato ad ospitare un determinato vitigno, produrrà dei vini che non avranno le stesse caratteristiche e lo stesso risultato in un’altra regione.
- Biodiversità: contribuiscono alla diversità del mondo del vino, offrendo un patrimonio vasto ed eterogeneo di vitigni unici.
- Adattamento: si integrano meravigliosamente al loro ambiente naturale, rivelandosi più resistenti alle malattie e alle condizioni climatiche regionali.
- Tradizione e Identità: coltivati da generazioni di viticoltori, sono parte integrante della storia, della cultura locale, rappresentando una tradizione che si tramanda nel tempo.
- Sostenibilità: essendo ben adattati al loro territorio, richiedono pochi interventi chimici in vigna, rendendoli green friendly.
In sintesi, i vitigni autoctoni non sono solo un viaggio tra i sapori e le tradizioni storiche di un luogo, ma contribuiscono anche alla sostenibilità e biodiversità ambientale.
Vitigni italiani autoctoni: quanti sono? Alcuni esempi
L’Italia può vantare uno dei più ricchi patrimoni di vitigni autoctoni. Sono state registrate oltre 550 varietà differenti distribuite su tutto il suolo della nostra penisola. Alcune sono ancora oggi in via di estinzione, altre sono state recuperate e custodite con fatica, mentre altre ancora sono tra le più conosciute. Alcuni rari, alcuni antichi e altri preziosi, vediamo i più famosi vitigni italiani autoctoni regione per regione:
- Vitigni autoctoni d’Abruzzo: Montepulciano, Trebbiano, Pecorino
- Vitigni autoctoni della Basilicata: Aglianico del Vulture
- Vitigni autoctoni della Calabria: Gaglioppo, Mantonico, Magliocco
- Vitigni autoctoni della Campania: Fiano, Falanghina, Aglianico
- Vitigni autoctoni dell’Emilia-Romagna: Centesimino, Lambrusco, Albana
- Vitigni autoctoni del Friuli-Venezia-Giulia: Ribolla Gialla, Schioppettino, Terrano
- Vitigni autoctoni del Lazio: Cesanese, Malvasia Puntinata
- Vitigni autoctoni della Liguria: Rossese, Pigato, Albarola
- Vitigni autoctoni della Lombardia: Croatina, Lugana, Groppello
- Vitigni autoctoni delle Marche: Passerina, Verdicchio, Lacrima di Morro d’Alba
- Vitigni autoctoni del Molise: Tintilia
- Vitigni autoctoni del Piemonte: Ruchè, Arneis, Timorasso
- Vitigni autoctoni della Puglia: Negroamaro, Verdeca, Primitivo
- Vitigni autoctoni della Sardegna: Cannonau, Monica, Bovale
- Vitigni autoctoni della Sicilia: Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Grillo
- Vitigni autoctoni della Toscana: Morellino, Ciliegiolo, Ansonica
- Vitigni autoctoni del Trentino-Alto Adige: Schiava, Lagrein, Teroldego
- Vitigni autoctoni dell’Umbria: Grechetto, Sagrantino, Trebbiano Spoletino
- Vitigni autoctoni della Valle d’Aosta: Petite Arvine, Petit -rouge, Fumin
- Vitigni autoctoni del Veneto: Corvina, Glera, Garganega
Vitigno autoctono e alloctono: cosa cambia
Se il vitigno autoctono è una varietà nata e cresciuta esclusivamente nella sua casa d’origine, al contrario il vitigno alloctono è una varietà che ha viaggiato per terra e per mare, trovando nuove case in diverse parti del mondo. Questi vitigni, rispetto alla loro terra d’origine, si sono diffusi con facilità in altre zone o regioni, al punto da essere noti anche come “vitigni internazionali”.
La versatilità e la grande capacità di adattamento dei vitigni alloctoni li rendono in grado di prosperare positivamente in differenti contesti e situazioni ambientali. Tra i più famosi vitigni alloctoni troviamo i grandi vitigni francesi. Il Pinot Nero, il Sauvignon, lo Chardonnay, il Merlot, il Cabernet e il Malbec sono solo alcuni degli esempi di vitigni originari della Francia, che però hanno trovato successo e diffusione non solo in Europa, ma anche oltreoceano. Dalla lontana Australia allo straordinario Sudafrica, dalla emozionante California alle alture di Mendoza, questi vitigni, grazie alla loro adattabilità, sono fioriti in ogni angolo del globo, contribuendo alla nascita del Nuovo Mondo del vino.
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