La Coltivazione della Vite

Prima del vino, viene l’uva. Prima dell’uva, viene la vite e la mano dell’uomo che la cura. Oggi la coltivazione della vite è molto complessa e gli studi per ottimizzare il lavoro sono molto approfonditi. Ecco quindi un compendio per capire come i viticoltori imbastiscono il lavoro che porterà alla nascita del nostro amato vino!

Trattore nel vigneto

La progettazione del vigneto

Progettare un vigneto è un’opera architettonica. I fattori fondamentali da considerare sono il drenaggio, ovvero come si andrà a distribuire l’acqua, e le condizioni finalizzate a ottimizzare le operazioni, sia manuali che meccaniche, in vigna.  La prima cosa da fare in questa fase di coltivazione della vite è preparare il terreno: vengono estirpate le vigne vecchie, se presenti, e si lascia il terreno a riposare, per poi ideare la forma del vigneto delineando la futura disposizione di filari. Il vignaiolo deve considerare la conformazione del territorio, adattandosi o utilizzando macchinari per spianare il suolo. Ecco alcuni dei più comuni modi per disporre i filari:

  • Spina: sistema comune nei terreni collinari. Si tratta di filari corti che seguono l’andamento della collina;
  • Terrazzamento: tipici in territori eroici come la Valtellina o la Valle d’Aosta, ideali quindi in terreni montani o di estrema pendenza. Si formano grossi gradoni spesso sostenuti da tipici muretti a secco;
  • Ciglioni: simile ai gradoni dei terrazzamenti, i dislivelli sono meno accennati e non compaiono muretti a secco. Si trovano in luoghi con pronunciate pendenze che permettono però l’uso di mezzi meccanici;
  • Ritocchino: i filari vengono disposti nel senso di pendenza, dall’alto verso il basso. Un sistema ottimo per il drenaggio ma che obbliga l’utilizzo di mezzi meccanici.

L’impianto del vigneto

Sistemato il suolo, è il momento di pensare al vigneto. A seconda del tipo di terreno, si possono scegliere pali di sostegno in legno, acciaio o cemento, tenendo conto sia delle caratteristiche del suolo, della tenuta futura della vigna e tenendo anche conto di canoni estetici. Un essenziale passaggio successivo, poi, è la messa a dimora delle barbatelle, ovvero i tralci di vite innestate che cresceranno diventando una vite adulta. Per la coltivazione della vita, il corretto distanziamento tra le piante è essenziale. Deve essere calibrato con precisione per garantire che ogni pianta abbia lo spazio necessario per svilupparsi e accedere alle risorse del terreno. Un distanziamento adeguato non solo favorisce una migliore esposizione al sole e alla circolazione d’aria, ma facilita anche le operazioni di potatura e la gestione delle infestanti.

La potatura della vite e le forme di allevamento

La potatura è una pratica essenziale nella coltivazione della vita. Consiste nell’effettuare tagli precisi con cui indirizzare e facilitare la crescita della pianta. Esistono diversi tipi di potatura:

  • La potatura di produzione: viene attuata al fine di ottimizzare la distribuzione dei germogli e rendere i grappoli di uva più accessibili. Viene chiamata potatura invernale se avviene in inverno, o verde se effettuata nel periodo di crescita, a fine primavera;
  • La potatura d’allevamento: un taglio che si attua nei primi 4 anni di vita della pianta, il cui scopo è dare la ‘forma’ alla vite. A seconda delle condizioni culturali, della varietà,  della tradizione e degli obiettivi produttivi, esiste una forma ideale. Esistono tantissimi sistemi di allevamento della vite, ma le principali sono:
    • Cordone Speronato: si tratta della forma di allevamento più comune, con cui fa sviluppare il tralcio produttivo in orizzontale. Si effettuano tagli corti, ovvero si accorcia molto il tralcio lasciando poche gemme, che diventeranno grappoli con alta concentrazione di zuccheri;
    • Guyot: prende il nome dal dott. Jules Guyot, un viticoltore del Diciannovesimo secolo che ha studiato a lungo come ottenere alta qualità. Come per il cordone speronato, il tralcio si sviluppa orizzontalmente rispetto al terreno. Si effettuano 3 tagli, il primo per rimuovere il tralcio che hanno prodotto l’anno precedente, il secondo per dare la forma al tralcio che produrrà quest’anno, il terzo per dare forma al tralcio che produrrà l’anno successivo;
    • Alberello: comune nelle zone più calde, è così chiamato perché la pianta si sviluppo verso l’alto proprio come un piccolo albero, senza alcun sostegno. La vite rimane bassa e il fogliame copre i grappoli, tutto per combattere il caldo;
    • Pergola: si tratta di una forma di allevamento in cui la vite si sviluppa verso l’alto disponendosi ‘a tetto’, così che il grappolo cresca al di sotto del fogliame, coperto dalle intemperie.
Taglio dello sperone

La lavorazione del terreno

Nel corso dell’anno risulta fondamentale gestire il terreno su cui viene coltivata la vite. Queste lavorazioni sono effettuate in autunno o in piena primavera, e si suddividono in: 

  • Lavorazioni interfila: ovvero lavori effettuati sul terreno che separa un filare all’altro. L’obiettivo è mescolare o impastare il terreno con l’uso di frese o aratri. Questo permette di areare il terreno e rimescolare l’acqua piovana. È importante effettuare delle lavorazioni oculate, così da non ossigenare troppo il terreno e ridurre così la materia organica del suolo;
  • Lavorazioni sottofila: ovvero attività effettuate sul terreno immediatamente sotto la vite. Contribuiscono a creare un ambiente sano intorno alla pianta, favorendo l’assorbimento dei nutrienti. Sicuramente il diserbo è l’operazione più comune, tramite cui si rimuovono piante che potrebbero competere con la vite per i nutrienti del terreno. Si può effettuare meccanicamente, estirpando o tagliando le erbacce, o chimicamente, utilizzando prodotti di sintesi.

Come coltivare correttamente la vite?

La vite è una pianta molto resistente, ma ha bisogno di una ‘dieta’ ideale per produrre grande qualità. Come per tutte le piante, la luce solare è fondamentale per lo sviluppo, permettendo la fotosintesi. La vite tende a resistere molto bene alla siccità. In moltissime aree la sola acqua piovana basta per il sostentamento, ma nelle zone più aride ricorrere all’irrigazione può essere necessario. Oggi è comune la micro-irrigazione, con cui l’acqua viene distribuita a gocce pianta per pianta, con sistemi automatizzati.

Infine si deve parlare del regime di concimazione, una chiave fondamentale per la coltivazione della vite e per la produzione di uve di qualità. Il concime viene distribuito con impasti a base di letame che viene incorporato nel terreno, o con fertilizzanti chimici somministrati sottofila in forma di granulato. Se il letame viene incorporato nel suolo con l’impianto del vigneto, o circa ogni 5 anni, un fertilizzante può essere utilizzato con maggior frequenza.

Come proteggere la vite da insetti e funghi?

La difesa del vigneto, ovvero l’insieme di pratiche fitosanitarie operate per limitare l’attività di organismi dannosi, è forse una delle attività più importanti per la coltivazione della vite. I principali nemici sono:

  • Insetti: oltre alla fillossera, un altro insetto nemico della vite è lo Scaphoideus titanus che induce la flavescenza dorata. Comune nelle zone più settentrionali, il suo attacco impedisce un corretto flusso della linfa, portando alla morte della pianta. La flavescenza dorata è un vero e proprio flagello ed è molto difficile da contrastare, vista la velocità con cui si diffonde tra i filari. Il sistema più sicuro, ad oggi, è distruggere le piante infette e trattare il vigneto con insetticidi appositi;
Viti in cattiva salute
  • Funghi: le più terribili sono la peronospora e l’oidio.
    • Peronospora: si tratta di un fungo che si sviluppa in ambienti umidi a temperature miti o calde, attacca i grappoli impedendo uno sviluppo uniforme dei grappoli, e impedendo una corretta maturazione. Oltre a prodotti di sintesi chimica, l’utilizzo di rame è efficace per contrastare i suoi effetti, un prodotto ammesso anche nelle produzioni biologiche;
    • Oidio: detto anche ‘mal bianco’, si sviluppa come una sorta di polverina bianca distribuita sulle foglie e sul grappolo. Molto comune nelle zone più calde, risulta necessario iniziare la difesa dall’oidio in misura preventiva. Lo zolfo viene utilizzato da oltre un secolo per impedire la sua formazione ed è anche ammesso in ambito biologico.

Se si opera nel modo corretto, dopo la vendemmia si produrranno ottimi vini!

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