La storia del vino in anfora: l’altra terra del vino

La storia dimenticata dell’anfora e di come ha portato il vino nel mondo

affinamento in anfora
Le anfore della cantina Foradori

La terra per il vino è un fattore fondamentale: da essa nascono i frutti responsabili della sua nascita ed essa è responsabile del suo nutrimento e del suo carattere: non a caso si parla di terroir. Ma la terra non abbraccia il vino solo figurativamente, ma anche letteralmente, sotto forma di anfora. Se si dovesse scegliere un argomento che attiri l’interesse dei più curiosi, ma di cui questi non conoscano molto, questo sarebbe di certo il vino in anfora. Metodo di produzione antico, è arrivato alla ribalta di recente ancorandosi al movimento artigianale e diventando, in qualche modo, uno dei suoi simboli. Molti vedono l’anfora come un semplice contenitore in terracotta usato per contenere mosto da trasformare in vino. Ma dietro all’anfora c’è una storia spesso dimenticata, quella di un viaggio e di un legame indissolubile: il viaggio dell’anfora e del vino, del liquido odoroso e della terracotta che lo accudisce.

La storia del vino in anfora prosegue: tra Greci e Romani

La storia del vino in anfora inizia 8000 anni fa nel sud della Georgia, a Shulaveri Gora, oggi un sito archeologico. Le popolazioni indigene avevano appena scoperto una strana pianta, la vite, i cui frutti erano in grado di donare bevande portentose. Era sufficiente pigiare gli acini e pazientare per trasformare il succo zuccherino in qualcosa di più intenso e vitale: bevendolo si avvertiva una profonda ondata di calore in grado di rinvigorire il corpo e lo spirito, ingenerando un piacevolissimo stato di ebbrezza. Questo succo prezioso tuttavia non poteva essere lasciato alle intemperie, pena la perdita delle caratteristiche gustative che lo rendevano così apprezzato, unico. A qualcuno, quindi, venne l’idea di utilizzare i tipici contenitori in terracotta, i qvevri, per proteggere il dolce mosto e permettergli di maturare in sicurezza. Nasce l’anfora da vino, da semplice contenitore a vero strumento di vinificazione. Proprio qui inizia il viaggio dell’anfora e del vino.

Il suo ruolo di contenitore infatti ebbe anche un’altra importantissima, rivoluzionaria conseguenza: l’anfora poteva essere trasportata e perciò il vino condiviso. Ciò rappresentò la fortuna di questi popoli che iniziarono a stabilire le prime rotte commerciali, responsabili della diffusione del vino. I primi a rendersi conto che, al di là di quella grande catena montuosa stava succedendo qualcosa di importante, furono proprio le popolazioni a sud del Caucaso: quelle civiltà della mezzaluna fertile e della costa orientale del Mediterraneo protagoniste della storia antica che tutti abbiamo conosciuto dietro i banchi di scuola. La scoperta di questo prodotto li convinse a portare il vino dentro le mura delle loro città, stabilendo importanti rotte commerciali e predisponendo il valico del gigantesco monte Zagros. Fu il popolo dei Fenici a intuire l’opportunità rappresentata dal vino e dall’anfora, così iniziarono a diffondere in tutto il Mediterraneo il magico trittico: vite, vino, anfora.

Il viaggio dell’anfora, il viaggio del vino

La nostra anfora s’imbarca per scoprire nuove frontiere. Il primo incontro avviene con i popoli della Grecia, responsabili di aver utilizzato per primi il termine “amphora”, che ancora oggi viene utilizzato in tutto il mondo. Il vino divenne un prodotto identitario e, con esso, pure la terracotta. I greci inventarono decine di tipi di contenitori dai più svariati utilizzi: vasi fermentativi, crateri per la mescita, anfore per versarlo nelle occasioni conviviali… o adibite al trasporto via mare. In questo periodo storico, il viaggio del vino in anfora prosegue anche in Italia e in Spagna. Si sa, gli Etruschi erano dei maestri nella lavorazione della terracotta e, con l’arrivo della vite, sfruttarono le loro abilità per costruire strumenti fondamentali con cui fare loro la cultura del vino. Ma la storia del vino in anfora trova uno spazio anche nella penisola Iberica dove, con il nome di Tinaja, contribuirà alla diffusione del liquidò odoroso in quel lato d’Europa.

Ma, si sa, la tecnologia porta grandi cambiamenti e, talvolta, relega le tradizioni passate alla memoria e all’uso esclusivo di piccole enclavi. L’espansione dell’Impero Romano, influenzato sia dagli etruschi che dai greci, portò anfore di vino in tutto il Mediterraneo e le fece conoscere ai popoli del centro e del nord Europa. Con la conquista della Gallia però, dei suoi popoli e delle sue sconfinate foreste, i Romani vennero a conoscenza della botte. Il periodo tardo romano e la successiva diffusione della cultura germanica nel Medioevo vide la botte diventare il principale strumento per il trasporto del vino, grazie alla maggiore capienza. L’anfora divenne un lontano ricordo, utilizzata semplicemente a guisa di bottiglia fino all’invenzione del vetro. Così la storia e il viaggio del vino in anfora subiscono una battuta d’arresto ma, malgrado questo, la tradizione perdura fino a oggi, in particolare proprio sui pendii di quel Caucaso in cui il vino e l’anfora ebbero origine.

vino affinato in anfora

La storia del vino in anfora (non) si conclude: l’anfora oggi

Ed ecco che il viaggio dell’anfora giunge ai nostri giorni. Fu Josko Gravner, il grande produttore friulano, a divenire l’alfiere dell’anfora e a portarla in tutto il mondo, ispirato proprio dai suoi viaggi in Georgia dove il vino presenta ancora con forza i suoi affascinanti caratteri ancestrali. Tuttavia preservare le tradizioni non è venerare le ceneri, ma coltivare la fiamma e, per fortuna, oggi si continua a scoprire e a reinventare quella che, accanto a quella dei vigneti, è l’altra terra del vino.

La Tradizione

Rkatsiteli Grand Cru ‘Tsarapi’ in Anfora Our Wine

  • Un viaggio alla scoperta del vino primordiale. Un vino ‘orange’, o ambrato come si dice in Georgia, vinificato nelle tradizionali anfore sotterrate, le ‘qvevri’, a base della più tipica varietà autoctona. Complesso e anticonvenzionale.
L’icona

Teroldego ‘Morei’ Foradori

  • Una delle più grandi referenze in assoluto del mondo dei vini fatti in anfora. La cantina di Elisabetta Foradori usa le cosiddette Tinajas per far macerare il Teroldego sulle proprie bucce!
Il Quotidiano

Rosso ‘Primo Fuoco’ Fattoria di Sammontana

  • Il vino in anfora è un fenomeno che deve molto all’Italia! Ecco un rosso toscano, a base di vitigni internazionali, che ripropone l’antico legame di questi luoghi con la terracotta. Dal sorso succoso e pulito, un vino ideale per scoprire le peculiarità dell’anfora.
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