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Teroldego

Il Teroldego è il simbolo vitivinicolo del Trentino, conosciuto in antichità come “l’oro del Tirolo”. Infatti sembra, tra le diverse ipotesi avanzate, che il suo nome derivi da Tirolo, la terra di confine dove da sempre è coltivato. Si tratta di un autoctono a bacca rossa considerato come l’antico re della regione, poiché la sua presenza è già documentata nel 1300 nella zona della Piana Rotaliana, un’area alluvionale dove tutt’ora si concentra la sua presenza, situata al confine settentrionale con l’Alto Adige. Di color rosso scuro e profondo, si caratterizza per un bouquet di frutti di bosco, accompagnato da sensazioni speziate e balsamiche. Al gusto si offre carnoso, rotondo e avvolgente e si abbina perfettamente ai piatti tipici della tradizione trentina e non solo: salumi, carni e formaggi stagionati. Il nettare rosso del Trentino, la gloria della regione.

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Il Teroldego è il simbolo vitivinicolo del Trentino, conosciuto in antichità come “l’oro del Tirolo”. Infatti sembra, tra le diverse ipotesi avanzate, che il suo nome derivi da Tirolo, la terra di confine dove da sempre è coltivato. Si tratta di un autoctono a bacca rossa considerato come l’antico re della regione, poiché la sua presenza è già documentata nel 1300 nella zona della Piana Rotaliana, un’area alluvionale dove tutt’ora si concentra la sua presenza, situata al confine settentrionale con l’Alto Adige. Di color rosso scuro e profondo, si caratterizza per un bouquet di frutti di bosco, accompagnato da sensazioni speziate e balsamiche. Al gusto si offre carnoso, rotondo e avvolgente e si abbina perfettamente ai piatti tipici della tradizione trentina e non solo: salumi, carni e formaggi stagionati. Il nettare rosso del Trentino, la gloria della regione.

Un nome, diverse storie: il Teroldego

L’origine etimologica della parola si perde nella notte dei tempi ed è ancora oggi motivo di dibattito. Una prima teoria, forse la più accreditata, sostiene che il suo nome sia legato alla zona del Tirolo. Infatti, in antichità, la corte di Vienna mostrava una grande stima per questa uva al punto da nominarla “oro del Tirolo”. Tiroldegho, Tiraldega, Tiroldela e Tiroldigo erano i vari sinonimi con il quale era conosciuto questo rosso. Nonostante sia il simbolo culturale ed enologico della zona, un’altra teoria ipotizza che in realtà la sua origine potrebbe non essere trentina, bensì veneta. Infatti nei pressi del Lago di Garda c’era una varietà chiamata Tirodola, nome che derivava dalle tirelle utilizzate come tutori vivi per coltivare l’uva, che poi venne portata nella terra alto-atesina dalle popolazioni migranti. Il clima favorevole e le terre fertili della regione crearono le condizioni perfette per far germogliare quest’uva che, col passare degli anni, divenne poi un’autoctona del territorio. Secondo molti i vini Teroldego hanno grandi affinità con quelli a base di Syrah, mentre l’uva risulta, dopo alcuni studi genetici, strettamente legata con il Lagrein, il suo cugino dell’Alto Adige.

Il Trentino si tinge di rosso nella Piana Rotaliana

Se si osserva il Trentino da un punto di vista geografico si nota che esso non è altro che il proseguimento della Val d’Adige. Infatti anche le varietà coltivate in questa terra di mezzo sono le stesse: Schiava, Lagrein e Pinot Nero. Tuttavia se si analizza nel dettaglio il punto in cui il fiume Adige divide i comuni di Salorno e Rovere della Luna, si nota la comparsa di uve esclusivamente trentine: il Teroldego nella Piana Rotaliana, la Nosiola nella valle dei Laghi e, poco più avanti, il Marzemino. La Piana Rotaliana, nota anche come Campo Rotaliano, è la zona dove viene prodotto il miglior Teroldego. Si tratta di un’area che abbraccia i comuni di Mezzocorona, Mezzolombardo e San Michele all’Adige. Di origine alluvionale e particolarmente pianeggiante, si caratterizza per l’alta presenza di pietre e minerali, che consentono un buon drenaggio del terreno e permettono alla pianta di affondare le radici a diversi metri di profondità. In questo territorio nasce anche la DOC Teroldego Rotaliano, una delle denominazioni più prestigiose e simboliche dei vini del Trentino, conosciuti ed apprezzati dagli estimatori per il gusto fresco ed avvolgente. Si conta un numero altissimo di grandi produttori guidati da una delle cantine più note e premiate nel panorama vitivinicolo nazionale, che, dagli anni Novanta, ha rivoluzionato l’idea classica di questo rosso, affinandolo in anfora. Stiamo parlando del Teroldego Foradori, una vera istituzione che esibisce una finezza e una carattere che questa tipologia non aveva mai mostrato.

Profilo e abbinamenti

Si presenta normalmente con un abito scuro tendente al rosso rubino, denso e impenetrabile. Al naso sfoggia un bouquet molto delicato in cui la mora selvatica, il mirtillo e il lampone sono le note più comuni. Nelle versioni più rotonde, che affinano in legno, si aggiungono sentori speziati e tostati, con soffi mentolati. Il gusto risulta pieno e avvolgente, dotato di una buona spinta di freschezza e di una leggerissima trama tannica. Anche la dotazione alcolica è normalmente bassa e sempre ben integrata. I Teroldego si prestano a numerosi abbinamenti, i più comuni si rifanno ai piatti di carne e salumi della tradizionale cucina trentina. Si consiglia di aprire una bottiglia in abbinamento a Sguazet (un piatto a base di frattaglie) con patate alla trentina cotte nello speck, con strangolapreti (gnocchi a base di pane e spinaci) con ragù di cervo oppure con i canederli accompagnati da dadini di speck affumicato. Da provare anche con la famosa polenta carbonera, una ricetta locale per riscoprire il sapore autentico del Trentino.

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