La fama e il prestigio del vino veneto in Italia e nel mondo è un fenomeno che ha radici lontane nel tempo ed è il frutto di un’importante cultura vitivinicola ben radicata in tutto il territorio regionale. Ogni anno questa regione si conferma tra le più produttive della penisola, con eccellenze disseminate lungo tutta la sua estensione, dalle rive del Lago di Garda ai gruppi dolomitici, passando per le zone collinari, le rigogliose vallate e gli antichi territori di origine vulcanica. Tra le specialità più conosciute a livello internazionale spiccano l’Amarone della Valpolicella, il Prosecco di Valdobbiadene, il Soave e il Bardolino, assurti a veri e propri paradigmi della cultura enogastronomica italiana, ma tante altre tipologie vengono prodotte a partire dal vasto patrimonio di uve autoctone sparse in aree differenti. Custoza, Recioto, Carmenere, Garganega, Durello, Torcolato di Breganze sono solo alcuni nomi, in ordine sparso, di uve locali o di particolari tipicità che popolano i territorio regionale, contribuendo alla sua fama nel mondo.
Questa storia ha le sue radici in tempi remotissimi e sconosciuti. Si pensa infatti che già prima dei Greci, che importarono in Italia diversa varietà di vite e una vera e propria cultura enologica, alcune uve locali selvatiche venissero coltivate nel territorio, come dimostrano alcune ricerche archeologiche. Certo è che le popolazioni etrusco-retiche come gli Arusnati, che popolavano la regione diversi secoli prima di Cristo, conoscessero i frutti della vite e la loro capacità di fermentare dando vita a nettari alcolici. Autori latini come Marziale, Svetonio, Plinio il Vecchio, Catullo e Virgilio fanno riferimento alle produzioni locali come ad un fenomeno diffuso e di lunga data, lodandone i risultati.
Risale al VI secolo d.C. la prima importante testimonianza di un veneto vino ben definito, conosciuto ai tempi con il nome di Acinatico. Si trattava probabilmente di un’espressione dolce, considerata oggi come antenata della tipologia Recioto, particolarmente apprezzata da Cassiodoro, colto ministro del re ostrogoto Teodorico il Grande. Due secoli più tardi il re longobardo Rotari si preoccupò di proteggere il patrimonio vitato stabilendo pene e sanzioni per il furto d’uva o per la devastazione dei vigneti, a conferma dell’importanza che l’attività viticola aveva assunto anche in termini economici. Nel corso del Medioevo e poi, ancora di più, nell’Età Moderna la potenza commerciale e politica di Venezia contribuì in maniera significativa alla diffusione delle specialità venete. Dopo la distruzione di una parte consistente del patrimonio vitato per colpa della fillossera e di altre malattie della vite nel corso dell’Ottocento, la vitivinicoltura veneta conobbe una consistente ripresa sotto l’impulso della Scuola di Enologia di Conegliano, fondata nel 1876, e al lavoro di brillanti produttori. Nel corso del Novecento e, ancora di più, degli ultimi decenni la produzione regionale ha riscontrato un grandissimo incremento qualitativo che ha contribuito in maniera consistente alla diffusione del prodotti nel mondo. Basti pensare all’Amarone, oggi conosciuto e apprezzato ovunque, dall’America al Giappone, oppure al