Manfred Nossing
Le etichette del giovane favoloso nella Valle Isarco
I vini di Manfred Nossing
Fu nel 1997 grazie ad un vino rosso, l’Espan, una cuvée di zweigelt e sant laurent affinata in barrique, il giovane Manni Nossin, ora uno dei migliori bianchisti dell’Alto Adige, riuscì ad attirare l’attenzione sui suoi vini e a convincere il padre a spiantare i frutteti per far posto all’uva. Da allora la cantina ha conosciuto una crescita inarrestabile, grazie alle qualità di questo ragazzo irrequieto, che assieme ad altri ha portato in alto la gloria enologica della Valle Isarco.
I suoi 6 ettari di vigneti sono ubicati sulle prime colline a ridosso del centro di Bressanone e destinati alle uve tipiche della zona. Vengono condotti con il virtuosismo che solo i grandi vigneron possiedono, ma non in regime biologico.
Manni, onestamente, ammette di non riuscire in questo momento a fare un passo così impegnativo per arrivare ad una conversione dell’azienda, ma l’attenzione nelle varie fasi di produzione delle sue etichette sono rimarchevoli. Molto interessante anche il tentativo, ottimamente riuscito, di modificare alcuni aspetti della gestione delle piante, che ha portato ad un abbassamento del grado alcolico dei vini. Oggi Manni Nossing rappresenta sicuramente un punto di riferimento nel panorama enologico della Valle Isarco, continuando a stupire con colpi di scena e costanza qualitativa ai massimi livelli.
Fu nel 1997 grazie ad un vino rosso, l’Espan, una cuvée di zweigelt e sant laurent affinata in barrique, il giovane Manni Nossin, ora uno dei migliori bianchisti dell’Alto Adige, riuscì ad attirare l’attenzione sui suoi vini e a convincere il padre a spiantare i frutteti per far posto all’uva. Da allora la cantina ha conosciuto una crescita inarrestabile, grazie alle qualità di questo ragazzo irrequieto, che assieme ad altri ha portato in alto la gloria enologica della Valle Isarco.
I suoi 6 ettari di vigneti sono ubicati sulle prime colline a ridosso del centro di Bressanone e destinati alle uve tipiche della zona. Vengono condotti con il virtuosismo che solo i grandi vigneron possiedono, ma non in regime biologico.
Manni, onestamente, ammette di non riuscire in questo momento a fare un passo così impegnativo per arrivare ad una conversione dell’azienda, ma l’attenzione nelle varie fasi di produzione delle sue etichette sono rimarchevoli. Molto interessante anche il tentativo, ottimamente riuscito, di modificare alcuni aspetti della gestione delle piante, che ha portato ad un abbassamento del grado alcolico dei vini. Oggi Manni Nossing rappresenta sicuramente un punto di riferimento nel panorama enologico della Valle Isarco, continuando a stupire con colpi di scena e costanza qualitativa ai massimi livelli.