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Al di là del fiume

Albana e Barbera come una volta: i vini tradizionali di un’innovativa cantina biodinamica
Regione Emilia Romagna (Italia)
Anno Fondazione 2007
Ettari vitati 4
Produzione annuale 18.000 bt
Indirizzo Parco Storico di Monte Sole, Via S. Martino, 10 - 40043 Loc. Ca di Cò, Marzabotto (BO)
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Al di là del fiume non è solo un’innovativa cantina biodinamica che produce vini di grande carattere nel rispetto del territorio e dei cicli della natura ma anche, nelle intenzioni dei suoi fondatori Danila Mongardi e Gabriele Monti, “un organismo agricolo biodinamico multifunzionale con attività produttive, didattiche, ricreative, artistiche e terapeutiche atte al benessere dell’uomo e dell’ambiente”. Stiamo parlando di una cantina ad alta vocazione educativa e sociale che ha scommesso nella ricerca di un’armonia intrinseca nella natura tramite il rispetto dei principi biodinamici e dell’antroposofia.

Al di là del fiume è un progetto agricolo che comprende 27 ettari di terreno nel Parco regionale storico di Monte Sole a Marzabotto, nel bolognese, luogo di memoria della resistenza partigiana e centro di diffusione di una cultura di pace. Di questi 27 ettari solo 3 sono coltivati a vigneto, gli altri sono popolati da antiche varietà di alberi da frutto, cereali rari, piccoli orti ed erbe officinali. Il contesto naturalistico, che offre una ricca biodiversità, il microclima ideale e la presenza del fiume Reno fanno di queste terre una nicchia ecologica, mantenuta e coltivata senza uso della chimica e nel rispetto di un’agricoltura biodinamica definita da Danila e Gabriele come ‘agricoltura sociale’. In linea con questa vocazione etica, sociale ed ecologica, in cantina i processi produttivi sono il meno invasivi possibili: non vengono aggiunti né lieviti né solforosa in fase di vinificazione e ogni tipo di conservante o additivo enologico è bandito.

I vini di Al di là del fiume sono espressioni molto tradizionali, dotate di complessità e di un ampio potenziale evolutivo. Le intenzioni di Danila e Gabriele, aiutati dall’enologo Adriano Zago, sono quelle di produrre vini come si faceva una volta, come quelli che bevevano i loro nonni. Per questo si utilizzano solo vitigni coltivati tradizionalmente nel territorio, come l’Albana e la Barbera, e, accanto alle vinificazioni in acciaio, si operano anche vinificazioni in anfora con lunga macerazione sulle bucce. Le etichette sono disegnate da giovani artisti bolognesi e i nomi dei vini sono in dialetto perché, come dicono Danila e Gabriele, “solo partendo dalle nostre radici troveremo la forza per volare lontano”.