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Monastero delle Trappiste di Vitorchiano

Tra contemplazione e lavoro manuale: il vino artigianale delle monache Trappiste
Regione Lazio (Italia)
Anno Fondazione 1957
Ettari vitati 2.5
Produzione annuale 20.000 bt
Indirizzo Via della Stazione, 23 - 01030 Vitorchiano (VT)
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La vita nel Monastero delle Trappiste di Vitorchiano è scandita dall’ufficio liturgico e contrassegnata da preghiera, contemplazione, penitenza, dedizione e tanto lavoro manuale, tra cui la coltivazione della vite e la produzione di vino. La comunità oggi è costituita da 80 suore di diversa età provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo e si sostiene grazie al lavoro agricolo, alla produzione di marmellate e alla coltivazione di orti, vigne e frutteti.

In Italia la storia dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, meglio conosciuto come Ordine Trappista, ebbe inizio nel 1875, quando il primo monastero femminile venne istituito a San Vito, vicino a Torino. Per motivi di ordine economico e di sostentamento le monache Trappiste si trasferiscono a Grottaferrata nel 1898 e poi a Vitorchiano nel 1957, dove si trova ancora oggi il Monastero. Il territorio è quello dell’Alto Lazio, in provincia di Viterbo, contraddistinto da un terreno ricco di roccia magmatica conosciuta come ‘peperino’. Gli orti e i vigneti sono stati ricavati dalle monache dopo anni di duro lavoro, bonificando questo territorio selvaggio dai rovi selvatici.

Nel Monastero Trappista di Vitorchiano la produzione di vino è artigianale e nasce esclusivamente dalla coltivazione delle vigne del monastero con metodi antichi e virtuosi, senza l’utilizzo di chimica di sintesi o di trattamenti invasivi. I lavori sia in vigna che in cantina si ispirano all’enciclica Laudato si’ di papa Francesco e ai consigli del celebre vignaiolo Giampiero Bea, presidente del Consorzio Vini Veri e proprietario della cantina di Montefalco Paolo Bea. I vini, su dichiarazione delle monache, “non contengono addizioni di sostanze estranee alla frutta d’origine e al terroir che li hanno generati”. Da uve Trebbiano, Malvasia, Verdicchio e Grechetto nascono due bianchi di grande personalità: il Coenobium e il Coenobium Ruscum, quest’ultimo macerato sulle bucce per almeno 15 giorni. Si tratta di espressioni enologiche di alto livello, nate dalla tradizione, dal lavoro manuale e dalla natura lasciata libera di esprimersi, che incarnano alla perfezione l’idea di lavoro secondo l’ordine cistercense: “Il lavoro, soprattutto, manuale, ci offre l’occasione di partecipare all’opera divina della creazione e della redenzione. Tale lavoro, duro e redentore, procura il sostentamento a noi e ad altri, specialmente ai poveri, ed esprime la solidarietà con tutti i lavoratori”.