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Plonerhof

Ricerca e incessante curiosità enologica in Burgraviato: i vini di Erhart Tutzer
Regione Alto Adige (Italia)
Anno Fondazione 2004
Ettari vitati 5
Produzione annuale 25.000 bt
Indirizzo Via Tramontana, 29 - 39020 Lagundo (BZ)
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La cantina Plonerhof rappresenta una realtà di recente creazione che però porta con se tradizione e artigianalità. Un tipico maso, il termine altoatesino per indicare una proprietà fondiaria, abbandonato da anni e acquistato nel 2004 da Erhard Tutzer, lungimirante innovatore che vanta un’esperienza cinquantennale nell’ambito dei vivai adibiti alla produzione di barbatelle ad uso enologico. Ora qui sorgono circa 4 ettari di vigneti, che Erhard a messo a dimora dopo aver espiantato innumerevoli alberi da frutto che ricoprivano la superficie dell’appezzamento, una pratica vista come un sacrilegio in ambiente agricolo altoatesino.  

Il maso Ploner si identifica quindi come una piccola realtà da poco radicata nel Burgraviato, ossia il comprensorio che racchiude la città di Merano e i suoi dintorni, che basa il suo successo sull’incessante e continua ricerca ricca di curiosità che Tutzer ha svolto durante la sua vita, tornando da ogni suo viaggio passato con diversi “souvenir” ossia barbatelle o vinaccioli di particolari varietà di vite al tempo introvabili. Grazie a questa ricerca e alla sua maturata professionalità acquisita nei decenni ha creato Wine Plant, attualmente il quinto vivaio privato a livello nazionale, dal quale ha estrapolato i segreti della selezione di barbatelle per i suoi appezzamenti: attualmente infatti il suo vigneto di Pinot Nero conta 172 cloni del vitigno, rendendolo la più grande collezione d’Italia.

Grazie alla sua intraprendenza, il kellermeister di Plonerhof ha recentemente creato e preso parte a Innovitis, una realtà che insieme all’Istituto di San Michele all’Adige sta studiando e sperimentando l’utilizzo dei cosiddeti vitigni “Piwi”, incroci tra diverse specie di viti che tramite la condivisione naturale di patrimonio genetico sviluppano resistenza a malattie parassitarie come la peronospora o l’oidio, senza neanche bisogno di rame e zolfo. Con questi vitigni anche Tutzer ha sviluppato un un bianco a base di Solaris (vitigno Piwi) che dona già grandi soddisfazioni, senza contare i benefici ambientali. Tra le sue interpretazioni raffinate e precise può anche annoverare, oltre al Pinot Nero da cui ricava un’elegantissima selezione, vinificazioni da Sauvignon, Riesling e Pinot Bianco che trasmettono magistralmente il proprio territorio di origine.

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