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Tessère

La rinascita di un vitigno dimenticato ad opera di Emanuela Bincoletto, signora del Raboso
Regione Veneto (Italia)
Ettari vitati 15
Produzione annuale 55.000 bt
Indirizzo Via Bassette, 51 - 30020 Noventa di Piave (VE)
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Nei dintorni pianeggianti della provincia di Venezia sorge Tessère, cantina e realtà agricola capitanata da Emanuela Bincoletto, figlia del fondatore Ilario che l’ha creata nel 1979, che porta avanti con impegno e passione le fondamenta gettate dal padre. A motivarla e a guidarla nella sua impresa è un binomio composto da cuore e passione, tramite i quali riesce a far emergere dalla sua produzione enologica i profumi e i sapori tipici del suo territorio, spesso troppo poco considerato. Utilizza la sua cantina anche per promuovere attività culturali grazie ad un progetto chiamato “fattoria didattica”, tramite la quale propone attività che riprendono le tradizioni che da decenni vengono tramandate di generazione in generazione, come ad esempio un corso sulle erbe spontanee o un approfondimento sui processi di vinificazione (solo durante i periodi di vendemmia).

I vigneti di proprietà della cantina Tessère sono situati tra i comuni di Noventa e San Donà, immersi nel cuore del DOC Piave e sono lavorati e coltivati secondo il regime biologico, dove spesso e volentieri viene inserita qualche pratica e tecnica appartenente ai dettami della biodinamica. Non vengono utilizzati concimi di alcun genere e il diserbo in vigna è solo meccanico, senza l’uso di sostanze chimiche. Tra i suoi filari cresce il vitigno principe di questa zona ossia il Raboso, che Emanuela sottopone a diverse e molteplici interpretazioni vinicole: dal rosso che riprende la tradizione fino alla spumantizzazione a metodo classico che mantiene però artigianalità e carattere, transitando per un passito rosso che rivela essere un nettare appassionante e avvolgente.

È qui a Tessère quindi che si ritrova l’essenza di un vitigno quasi – ingiustamente – dimenticato che ha la particolarità di essere un autoctono antecedente al passaggio dei Romani, che storicamente hanno lasciato le loro varietà di uve ovunque passavano. Qui invece le testimonianze che attestano la presenza del Raboso, o comunque di un suo antenato, sul territorio della Valle del Piave sono datate 77 d.C. all’interno della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio che parla di un vino con un colore più nero della pece. Si scoprirà in seguito che questa testimonianza si riferiva ad un uva che nei secoli a seguire avrebbe generato uve come il Terrano, il Refosco, il Friularo e infine il Raboso, di cui Emanuela Bincoletto è la regina.

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