Ciro Rosso

L’illustre storia vitivinicola della Calabria e del Ciro Rosso

Non esiste libro o testo che non parli della millenaria tradizione che lega questa terra alla viticoltura. Basti pensare all’appellativo “Enotria”, tradotto “terra del vino”, con il quale i primi coloni greci si riferivano a queste rigogliose terre. Nella storica Magna Grecia il Cirò Rosso, tipico dono offerto ai vincitori delle Olimpiadi, rivestiva anche un ruolo celebrativo e di successo. Le tavole di Eraclea, giunte fino ai giorni nostri, raccontano, inoltre, del prestigioso valore di questo territorio; a quei tempi, infatti, un appezzamento vitato era valutato al pari di sei campi di cereali. I Greci, oltretutto, contribuirono a diffondere nuove tecniche e a rivestire il territorio con nuovi vigneti, tra cui il Gaglioppo, che dava alla luce il rosso “Krimisa”, probabilmente antenato della moderna tipologia. Questo sottolinea il fatto di come questa regione abbia avuto, sin dall’antichità, tutte le potenzialità per diventare una della star più simboliche del nostro panorama vitivinicolo. Basta anche osservare la cartina geografica per accorgersi dell’immenso patrimonio geografico di cui dispone la regione: la punta dello stivale risulta, infatti, circondata da due mari, a sud lo Ionio e a nord il Tirreno, e, allo stesso tempo, percorsa al centro, come una colonna vertebrale, da aspre montagne che attraversano, da settentrione a meridione, i suggestivi parchi nazionali del Pollino, Sila e Aspromonte. Il clima è mediterraneo, caldo e siccitoso, mitigato dalle brezze marine e montane; i suoli di natura sabbiosa, a tratti argillosa e calcarea, sono ricoperti da una sorprendente e diversa quantità di viti, che forse neanche la Sardegna o la Campania possono contare. Soltanto questa espressione, con il suo profilo caldo e grintoso, è riuscito ad affermarsi oltre-regione grazie a storiche realtà, come la cantina Librandi, che hanno permesso l’uscita da quel tipico guscio calabro, fatto di orgoglio e passività, e hanno contribuito a diffondere i propri prodotti al mercato.

Gaglioppo: la meravigliosa uva mediterranea

Questa varietà è tra le più simboliche di tutta la Calabria vitivinicola e, proprio nei comuni disposti lungo il litorale ionico, a nord di Crotone, dà origine al famoso Cirò Rosso Classico. Una varietà che profuma di mare, dal profilo caldo e solare, come il cocente sole mediterraneo, e che mostra un corpo muscoloso e intenso. Questa sua personalità diventa ancora più marcata e austera quando affina in legno per un periodo minimo di due anni, guadagnandosi anche la qualifica di Ciro Rosso Riserva. I grappoli di queste uve presentano un acino piccolo e sferico, ricoperto da un buccia spessa di colore nero-violaceo. Questo vitigno, da cui nascono diversi vini calabresi, negli ultimi anni è stato oggetto di studio per molti ricercatori, che hanno selezionato i diversi biotipi, li hanno fatti crescere in piante sui particolari terreni siccitosi e hanno isolato i cloni con le migliori caratteristiche in relazione alla tipologia di suolo. Questo studio ha tracciato l’inizio ad una strada verso la ricerca della qualità e di un progressivo miglioramento con lo scopo, in un prossimo futuro, di raggiungere quelle vette qualitative che spettano a questo rosso.

La ricca quantità di abbinamenti

Questa tipologia di vini rossi si sposa con una infinità di piatti della ricca e mediterranea cucina calabrese. Principalmente predilige gli abbinamenti a base di menù di terra e si accosta divinamente alla contadina e saporita cucina gastronomica che propone questa regione. Nella sua versione più immediata e giovane lo consigliamo con un aperitivo in riva al mare servito con abbondante pane di cerchiara accompagnato da un tagliere di soppressata calabra, salsiccia piccante, caciocavallo silano, sardelle da spalmare, pomodori secchi e sottoaceti. In alternativa anche con primi piatti come pasta con polpette di carne (dette “purpetti”), spaghetti aglio, olio e peperoncino (rigorosamente la tipologia diavolicchio), lasagne al forno, scialatelli con cipolla di tropea o la classica pasta fileja con pesto di ‘nduja. Le interpretazioni più intense e robuste si possono spendere su piatti più impegnativi e ricchi, come un taglio di capocollo alla griglia, stocco di mammola (a base di stoccafisso, patate, cipolle, olive e peperoni), ricotta affumicata, peperoni ripieni al forno e costolette di agnello con patate.

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